UNSCHOOLING 🌈 LA LIBERTA’ DI IMPARARE 🌿

Anteprima in una nuova scheda

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Se c’è una cosa in cui credo profondamente è quella che vivendo si impara. La vita del resto ci dona maturità e consapevolezza attraverso l’esperienza, poiché la teoria serve, ma non basta. Che cosa significa unschooling? Significa, letteralmente, non scuola. E’ un termine coniato da John Holt, del quale, se già mi seguite lo sapete, ho letto How children learn. Ma anche dialogando con un pedagogista o un insegnante Steiner-Waldorf, vi dirà la stessa cosa: il bambino non deve imparare nulla, se non quello che desidera lui. Soprattutto in età pre scolare. Quegli anni preziosi sono le fondamenta nelle quali creare invece solide radici e grandi ali: sicurezza, fiducia, empatia, autonomia, curiosità, giusto per citarne alcune. Sono anni in cui passare il tempo insieme, possibilmente, perché ben presto i bambini avranno- giustamente- bisogno di staccarsi sempre di più dal nido, e di vivere la propria vita, anche con altre persone. Ma questi anni fatti di abbracci, di notti nel lettone, di biscotti preparati insieme, di scoperte in natura sono alla base di come si relazioneranno con tutti i tipi di relazione ed esperienze che faranno per il resto della propria vita. 

Che cosa è per noi unschooling? E’ assecondare e sostenere i desideri del bambino. Deepak Chopra dice: “Se un bambino è scarso in matematica ma bravo a tennis, la maggior parte delle persone assumerebbe un tutor di matematica. Io preferirei assumere un allenatore di tennis. ” Questa affermazione è alla base di tantissime cose che sono sbagliate nella nostra società!!! Pensiamo a come non sia inclusiva, a come si basi su metodi di competizione a tutti i costi,  e questo avviene spessissimo tra le mura del luogo dove, soprattutto da bambino dovresti sentirti più protetto e sicuro, supportato e ispirato: la famiglia! Il ruolo del genitore non è quello di proiettare le proprie ambizioni e aspettative,  ma deve invece creare un ambiente adatto al bambino, dove esso possa esplorare e fiorire al meglio delle proprie possibilità. 

Come possiamo pensare che la società possa essere meno razzista, meno sessista, meno limitata nei sentimenti se spesso i genitori non riescono ad accettare nemmeno le inclinazioni “intellettuali” dei propri figli? Se come dice Chopra mi sforzo e sforzerò il bambino di investire le energie in un qualcosa in cui non c’è passione, capacità o intenzione, che senso ha? Perché una cosa deve essere più giusta di un altra? Perché un ingegnere deve essere meglio o peggio di un attore di teatro? O perché un meccanico appassionato di motori deve essere meglio o peggio di un chirurgo? I mestieri, le ambizioni, dovrebbero riflettere talenti e desideri. Non credete che il mondo sarebbe più felice se ognuno potesse sviluppare le proprie ambizioni e i propri talenti, desideri, sogni?   Che senso ha desiderare che il proprio figlio eccelli in tutto? Che senso ha pretendere che un bambino sappia scrivere o leggere a 4-5-6 anni? Poi magari non sa nulla delle stagioni, o del cibo che mangia, o non ha mai fatto un bagno di fango nelle pozzanghere dopo la pioggia, o non ha mai assaporato la noia.

Un bambino deve prima di tutto giocare. Tanto, tantissimo. Il gioco è lo strumento con cui impara, con cui cresce, con cui sviluppa le proprie attitudini e consapevolezze. Come diceva la Montessori “ il gioco è il lavoro del bambino”. Per noi è fondamentale dare questi spazi ai nostri figli, specialmente in natura. Perché, come già ho scritto in tanti post precedenti, la natura è il luogo migliore dove imparare, perché ha tutto ciò che ci serve, le fondamentali della vita. Tutto nasce in natura. A casa si può andare nel dettaglio, ma nella Natura ci sono le basi che servono.  Che cosa vuol dire unschooling per un genitore? Vuol certamente dire essere presenti. Sicuramente è impegnativo e a volte anche faticoso. Perché non ci hanno abituato a lasciare spazi e tempi ai bambini. E quindi spesso bisogna sapersi mettere da parte e accettare che le cose non vanno necessariamente come vogliamo noi, ma come devono andare, e , soprattutto come LORO vogliono che vadano. Come LORO hanno bisogno che vadano.

Diceva sempre la Montessori “ Chi non comprende che insegnare a un bambino a mangiare, a lavarsi, a vestirsi, è lavoro ben più lungo, difficile, e paziente che imboccarlo, lavarlo, vestirlo».” Questo dovrebbe farci riflettere su quanto molti atteggiamenti o comportamenti che spesso i genitori hanno nei confronti dei figli non sono fatti nell’ottica del figlio ma piuttosto per comodità propria. Anche cose come non lasciare correre i bambini o lasciarli liberi di cadere “perché ho l’ansia che si faccia male”… non è un atteggiamento che si ha per proteggere il bambino, ma piuttosto per proteggere se stessi. Ovviamente non sto dicendo che sempre e comunque si possano lasciare tutte le libertà ai figli, quello che sto cercando di dire è che, appurato che non vi siano pericoli reali ed evidenti bisogna lasciar i propri figli liberi ANCHE di cadere, perché solo così potranno imparare. 

Per noi unschooling è molte cose, è fare l’orto insieme, è visitare castelli, paesi, città, musei, biblioteche; è fare un giro in treno per veder paesaggi ma anche per parlare di come funzionano le rotaie, il motore, l’elettricità. E’ veder un temporale e parlare di come si forma la pioggia, i tuoni, i fulmini. E’ leggere libri, cucinare insieme, potersi sporcare, fare la doccia da soli anche se magari non tutto lo sporco sarà venuto via benissimo, collaborare nel costruire un mobile nuovo. E’ avere accesso ad un frigo con cibo sano, è raccogliere plastica insieme dalle spiagge, è fare la spesa sfusa e parlare di quello che comportano le nostre scelte , in diversi campi. E’, soprattutto, parlare delle proprie emozioni, potersi vivere nelle arrabbiature e nelle gioie, è sapere ammettere che a volte si sbaglia, è scoprire che cosa è accettabile o no per gli altri, è imparare a incanalare le reazioni aggressive o d’istinto, di difesa o attacco, in azioni positive o in parole. 

 E’ sicuramente un percorso in essere non solo per i nostri figli ma anche, e soprattutto, per noi genitori, che a noi mica ce l’hanno insegnato a viverci le nostre emozioni e a condividerle all’interno di quel nucleo primordiale pazzesco che è la famiglia, fucina di benessere e malessere che ci trascineremo per il resto della nostra esistenza. Sicuramente è sempre bene mettersi in discussione, senza cadere nella trappola del senso di colpa o dell’ansia da prestazione, così presente nella vita di un genitore, per lasciare spazio invece a fiducia nel proprio istinto e soprattutto nelle proprie intuizioni. 

Ricordiamoci sempre che l’obbligo che abbiamo, sia da un punto di vista legislativo che morale, è quello di ISTRUIRE. E istruzione significa tante, tantissime cose. Prima di tutto, ricordiamoci sempre di non spegnere la passione per la conoscenza. La curiosità. Il pensiero critico.

“Il vero test di intelligenza non è cosa sappiamo fare, ma come ci comportiamo quando non sappiamo cosa fare”. John Holt

Questo è il primo di una serie di articoli che dedicherò a questo tema.

Se vuoi leggere qualche post precedente puoi trovarlo qui  

To be continued! 

Rainbow Hugs 🌈 9 ottobre 2020

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