Si dice che i bambini siano il futuro, ed è così. Abbiamo quindi una grande responsabilità nelle nostre mani, possiamo cambiare il futuro, per davvero, attraverso l’educazione che daremo loro.
Un argomento che mi sta particolarmente a cuore da quando sono diventata mamma è il gentle parenting, ovvero la genitorialità gentile.
Partiamo per gradi. Prima di tutto, credo sia fondamentale vivere una gravidanza e quindi una vita prenatale il più positiva possibile, poiché anche durante la gestazione manderemo dei messaggi ai nostri figli, e questi messaggi si annideranno dentro di loro. Anche scegliere come partorire è un passo importante, ma di questo parlerò in un altro post.
Se vogliamo cambiare la società e renderla migliore, dobbiamo partire dai bambini. Spesso i bambini vengono trattati come una “categoria” a parte, come se ancora non fossero delle persone vere e proprie, mentre invece nel momento in cui nascono sono di fatto delle persone. Dovremmo quindi partire da questo presupposto e iniziare a trattarli in modo diverso.
E così, dopo aver letto libri sulla pedagogia (Montessori, Steiner, etc) , ho scovato il gentle parenting, un movimento che nel mondo si fa sentire sempre più forte tra i neogenitori. Il gentle parenting mi è subito piaciuto come concetto perchè non solo si basa sulla non violenza e sulla comunicazione, ma soprattutto si basa sul lavorare su se stessi. I figli riflettono i nostri comportamenti e assorbono tutto quello che vivono. I bambini crescono attraverso l’esempio e quindi l’imitazione. Per praticare il gentle parenting dobbiamo quindi prima di tutto lavorare sul nostro pensiero e sul modo di rispondere ad una determinata situazione, togliendoci di dosso il modo di agire che è frutto dei retaggi che ci portiamo.
Dobbiamo aiutare i nostri figli a saper vivere le proprie emozioni, TUTTE le emozioni, perchè non ne esistono di sbagliate; dobbiamo aiutarli a capire che si sbaglia, ciò che è importante è riconoscerlo e saper rispondere in modo positivo. Dobbiamo imparare a chiedere scusa per primi, ad essere rispettosi e soprattutto dobbiamo dare spazio alle volontà, guidandoli attraverso di esse.
Praticare il gentle parenting non significa essere genitori permissivi o lassisti: lo scopo è quello di educare attraverso l’amore, il l supporto e il buon esempio. Non significa essere passivi, ma essere coscienti, rispettosi e soprattutto presenti.
Nella società di oggi alcuni comportamenti non sono socialmente accettati, ci si aspetta che il bambino stia quieto e calmo, oppure per ottenere tale risultato si lavora attraverso il ricatto (fai questo o non avrai quello) e ancora si impone l’autorevolezza dettata -secondo chi ci crede- dalla maggiore età. I bambini DEVONO provare tutta la gamma di emozioni che l’essere umano è in grado di provare, è un passo necessario alla crescita, quello che dobbiamo fare è aiutarli a capire le emozioni e a dare loro il giusto spazio e decorso.
Mi è sempre piaciuta molto una affermazione del pedagogo Daniele Novara, che dice:
Il bambino non sbaglia mai. Non ha senso dare i voti (o giudicare-ndr) perchè il bambino non sbaglia. Il bambino è in un processo di apprendimento all’interno di condizioni neuro fisiologiche di immaturità, e quindi continuerà ad inanellare errori fino a che non ci arriverà.
Se la vedi da questa prospettiva, ha davvero senso arrabbiarsi perchè ha colorato il mobile con i colori a pastello? Sta all’adulto far si che queste situazioni non si presentino, e, se si presentano, inutile prendersela con il bambino. Da qui anche il concetto di punizione che va a cadere. Non serve punire, ma bisogna spiegare, far capire, aiutare a maturare, creando l’ambiente adatto (se il mobile è così prezioso spostiamolo a distanza di sicurezza…..)
Una cosa l’ho capita per certo, da quando sono mamma, ovvero che i bambini, anche piccolissimi, ci capiscono benissimo!!!
E se sbagliamo noi, non dobbiamo avere paura di dirlo, di ammetterlo, di chiedere scusa.
E non saranno mai abbastanza il contatto fisico, gli abbracci, la presenza e le parole d’amore. E l’entusiasmo! L’entusiasmo è la chiave del successo in moltissime situazioni: dal far amare un cibo al bambino, a risolvere una crisi di pianto , a mille altri esempi.
Tratto dal libro positive parenting di Rebecca Eanes:
La leadership Positiva
Ci sono quelli che fanno l’incorretta assunzione per cui i “positive parents” vogliono solo essere “i migliori amici dei figli”. Se è vero che l’amicizia è una parte importante del nostro ruolo, assolutamente non è l’unica. I positive parents sono leader che riconoscono che i bambini dipendono dalla nostra guida e leadership. La nostra leadership riguarda il modellare il comportamento, il guidare e il proteggere.
Lasciare che siano i figli a “condurre” li fa sentire insicuri. Nessun bambino vuole essere il leader: è troppo responsabilità per loro. I bambini traggono conforto dal sapere che noi siamo al comando e siamo capaci di prenderci cura di loro e delle nostre famiglie. Questo gli lascia la libertà di essere semplicemente bambini.
Come essere un leader positivo
I bambini naturalmente cercano la leadership in quelli che li accudiscono. Semplicemente essendo amorevoli noi abbiamo mostrato loro ancora e ancora che siamo in grado di soddisfare i loro bisogni e provvedere per loro. Loro istintivamente ci guardano con ammirazione e continueranno a farlo a meno che noi non decidiamo di recidere la nostra connessione con loro e di spingerli ad affezionarsi ad altri piuttosto che a noi.
I leader efficaci:
- Stabiliscono regole chiare. I bambini hanno bisogno di limiti appropriati. I genitori permissivi falliscono nello stabilire e/o applicare le regole, ma i positive parents pongono limiti chiari e li applicano regolarmente con benevolenza.
- Capiscono che guidare è molto differente da comandare. I leader hanno la capacità di far nascere cooperazione mentre i dittatori la obbligano solamente.
- Sono concentrati. I leader sanno cosa vogliono e tengono gli occhi sull’obiettivo. L’ambiente familiare che creano è volutamente intenzionale.
- Sono integri. Fanno quello che dicono. Praticano i comportamenti che si aspettano dai loro figli. La vera autorità non si guadagna con il pugno di ferro ma con una comportamento eccellente.
- Sono “empowering”. Ricorda che lo scopo ultimo è crescere essere umani competenti e sicuri di sé, e questo lo si raggiunge con milioni di piccoli “empowering moments” durante tutta l’infanzia. Dal fidarsi abbastanza da togliere le rotelline alla bici, al passare le chiavi dell’auto per farli guidare, i leader aiutano i loro figli a sentirsi capaci.
- Sono fonte di ispirazione. I leader incoraggiano un ambiente positivo in cui i loro figli possano fiorire. Sanno come far uscire il meglio di una persona.
- Mostrano supperto. I leader incoraggiano e supportano.
- Mostrano fiducia in se stessi. I leader credono in loro stessi e nella loro abilità di guidare. (Abbi fiducia in te, sei stato scelto per questo lavoro per una ragione!)
- Hanno senso dell’umorismo. Non provare a passare 18 e più anni con i ragazzi in casa senza senso dell’umorismo. I leader sanno quando lasciare andare e riderci su.
- Sono eccellenti comunicatori. I leader mantengono i canali di comunicazione sempre aperti. I bambini devono sentirsi di poter parlare di tutto con il leader, senza paura.
- Sono gentili. I migliori leader sono gentili. nella nostra cultura siamo stati erroneamente portati a credere che più duri siamo più rispetto guadagniamo, ma semplicemente questo non è vero. Quello che guadagniamo con la durezza è paura, e la paura non è rispetto. il rispetto si ottiene dandolo agli altri.
Le fondamenta del gentle parenting, in definitiva sono :
- sorridere ed essere felici della e alla presenza dei figli
- mantenere contatto visivo quando i nostri figli ci parlano
- dare voce esprimendo quanto apprezziamo il loro ultimo risultato, vittoria o capolavoro
- esprimere il nostro affetto attraverso il contatto fisico, nel modo più confacente ai nostri figli, che sia un abbraccio, una mossa wrestling, etc
- ascoltare quello che i nostri figli hanno da dirci, senza la minaccia di ripercussioni
- capire quello che non sono capaci di comunicarci verbalmente
- coinvolgere i figli nella nostra vita quotidiana, qualsiasi essa sia, dalla discussione di politica, alla preparazione della cena, all’aggiustare la macchina
- permettere ai nostri figli di esprimere le proprie emozioni, anche qualora queste emozioni non siano belle
- dare valore ai loro sentimenti di rabbia, dolore, frustrazione o imbarazzo invece di minimizzare o di liquidarli come non importanti
- aiutarli a processare queste emozioni ascoltandoli e riflettendo su quanto ascoltato
- guidarli attraverso la comprensione dei propri sentimenti ed empaticamente equipaggiarli di meccanismi da copiare per il futuro
- condividere i nostri dolori, delusioni, ed errori in termini appropriati per la loro età in modo che possano comprendere che va bene essere umani
- onorare la profonda necessità dei nostri figli di evitare imbarazzo guidandoli privatamente e rispettosamente, perfino quando i loro comportamenti sono pubblici ed irrespettosi
- condividere i loro interessi seppur il ciclo della vita di una lumaca non sarebbe la nostra prima scelta come argomento di conversazione
- offrire scelte in modo che possano crescere indipendenti e fiduciosi
- supportarli anche quando le loro scelte risultano essere deludenti o fallimentari
- essere gentili e delicati e completamente onesti quando il loro il comportamento ci ferisce o ci delude, in modo che possano fidarsi di noi, sapendo che siamo sinceri anche nelle cose difficili
- aiutarli sempre e comunque in modo che sappiano che non dovranno mai far fronte alla vita da soli
Per cui quello che cerchiamo di fare io e Matteo è :
- dare fiducia ai nostri figli. Li reputiamo abili e capaci
- cercare di imparare a contare ed affrontare una situazione di frustrazione in modo diverso: se il bambino ha un comportamento che viene solitamente definito capriccio, quello che possiamo fare è dargli una alternativa all’oggetto della sua afflizione. Sicuramente parlargli con tono calmo, abbracciarlo, e, infine, lasciarlo piangere ma con “la nostra presenza” qualora questa sia l’unica cosa che vuole fare, è sicuramente un modo totalmente nuovo di affrontare la cosa. Sicuramente è più impegnativo, ma come già ripetutamente detto in altri post, qui si prova a vivere investendo tempo e qualità per un risultato migliore seppure non immediato.
- Quando siamo frustrati da un comportamento o una situazione, cercare di cambiare stanza, o di prenderci 5 minuti per riequilibrarci.
- Cercare di prenderci cura di noi stessi, stanchezza e trascuratezza personale non aiutano ad essere in grado di essere presenti al 100%
- Crediamo nel motto “more presence, less presents” (più presenza e meno regali)
- accettiamo i nostri errori, fallimenti, ansie e paure e ne discutiamo, cercando di confrontarci e di crescere insieme, di modo da poter trovare la soluzione migliore nell’accudimento dei nostri figli.
Ovviamente è un cammino e ovviamente non si smetterà mai di evolvere, crescere ed imparare insieme ai nostri figli, poiché ogni tempo è una saggezza diversa e ogni tempo è una difficoltà differente.
A piccoli, decisi e amorevoli passi, camminiamo insieme a loro su questo pianeta, e saremo per sempre grati a questi piccoli esseri per averci dato la possibilità di migliorare noi stessi.
To be continued
Rainbow Hug 🌈26-03-2018