
Da ragazzina, quando ascoltavo questa canzone, questa frase mi faceva sempre scorrere un brivido lungo la schiena. Allora non lo sapevo, ma attorno a questo concetto si sarebbe formata la mia vita di adulta consapevole.

Una delle gioie più grandi del vivere in campagna è la possibilità di coltivare il nostro orto. Arare, seminare, toccare la terra, curare, aiutare a crescere, ed infine consumare quello che ti sei piantato è difficile da spiegare. E’ una cosa così lontana dalla vita usa e getta, dal carrello dell’auchan e dal sistema in cui viviamo che ti fa sentire – e forse sembrare- un po’ alieno.

Io non so nulla di orto, chi invece sa qualcosa è Matteo. Comunque insieme scegliamo cosa vogliamo far crescere e il modo. Ovviamente è tutto biologico.
Quello che usiamo per aiutare l’orto a crescere sono una pacciamatura con la paglia, la cenere delle nostre stufe e il compost che produciamo.
La maggior parte dei rifiuti che produciamo è di fatto umido-compost, da un secchio ad un secchio e mezzo al giorno d’inverno fino a due – tre d’estate. Oltre al fatto di mangiare bene, la bellezza sta anche nel fatto che non ci sono cibi confezionati e industriali, e quindi in sostanza la maggior parte sono residui di frutta e verdura.

Per fare un esempio in una giornata di febbraio di media avremo consumato: almeno una dozzina di banane, una ventina o più di arance, scarti di finocchio, sedano, scarti di cavolfiore, zucca, insalata, gusci di noci, nocciole, e via dicendo.
Nella casa precedente Matteo aveva costruito una compostiera di legno, mentre qui in campagna abbiamo fatto diverso, fino a questo autunno abbiamo fatto un mucchio di compost in un punto tra gli ulivi, vicino all’orto, mentre quest’inverno lo abbiamo sparso direttamente sulla terra (e che gioia quando un mattino sono andata a buttare il compost e ho trovato un cucciolo di riccio che grufolava in mezzo ai resti dei cachi).
Oggi siamo andati a piantare i primi semi di questo nuovo anno con Mete, e adesso che è più grande c’è stata anche la sua prima interazione con la terra. Gli abbiamo fatto vedere come si smuove la terra, gliel’abbiamo fatta toccare (lui l’ha anche assaggiata, by the way), e poi abbiamo seminato e coperto con la cenere. Il tutto in una pace meravigliosa in questa giornata nuvolosa di febbraio ma con una temperatura di 17 gradi, circondati dai nostri cani e gatti che sempre ci seguono in tutto quello che facciamo e dai primi boccioli di primavera al sud.

Mi piacerebbe essere sempre più autonoma. A mio figlio voglio insegnare questo: l’autonomia.
Noi sogniamo di vivere in un luogo ancora più caldo, possibilmente tropicale, perchè con la nostra alimentazione prima dell’orto vorremo un grande frutteto di frutti come papaya, mango, banane, cherimoya, passion fruit, avocado…. E stiamo lavorando in quella direzione.

Intanto impariamo tante cose in questa fase di transizione e in questo nostro presente comunque abbondante e caldo.
Non vedo l’ora di vedere Mete andare nell’orto e raccogliersi ciò che gli piace, me lo immagino a mangiare pomodori succosi e freschi cetriol, con i piedi scalzi nella terra rossa… UN SOGNO!

Auguro a chiunque di poter dedicare del tempo ad un orto. Un orto privato se si ha il posto, un orto collettivo, un bancale sul balcone, insomma quello che è possibile in base alle proprie possibilità.
In ogni caso aiuterà a cambiare prospettiva e a scoprire molte cose.
Rainbow Hugs 🌈 05-02-2017