PARTO IN CASA: STORIA DI UN VBAC

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Quando ero in attesa di Mete ho avuto subito le idee chiare: sarebbe nato in casa. Ma poi le cose non sono andate come previste, ed è stata una grande lezione di vita (leggi post dedicato) . Nove mesi dopo la sua nascita, ero di nuovo incinta. Il parto in casa rimaneva l’opzione che la mia pelle ed il mio cuore mi indicavano, ma a differenza del percorso con Mete, mi sono detta: segui il fluire delle cose. Non programmare nulla. Non avere aspettative. Ascoltati. E così mi sono messa d’accordo con la mia ostetrica che mi avrebbe seguita e che poi avrei deciso con il tempo cosa fare. Non è che avessi dubbi sul parto in casa, il punto è che era un VBAC (acronimo di vaginal birth after cesarean, ovvero parto naturale dopo cesareo) e in qualche modo la scelta era diversa. Sapevo benissimo che si può fare e che anzi, l’OMS consiglia decisamente di farlo, ma la diversità nel mio caso stava nel volerlo fare in casa. C’è ancora molto ostruzionismo sul fare un VBAC, figuriamoci un home-vbac. Diciamo che dall’ambiente medico sanitario non ho ricevuto un gran conforto o assistenza. Ma procediamo per gradi.

Quando devi decidere e la decisione non riguarda solo te, è ovvio che la decisione risulta essere più “intensa, sofferta e difficile”. Gli aspetti da ponderare sono tanti, e non si parla solo di se stessi, per cui un minimo di conflitto risulta inevitabile. Se poi non si ha adeguato supporto, si può trasformare anche in un inferno. La conoscenza è tutto, e quindi questo ho/abbiamo fatto: ci siamo informati. Sentendo un po’ tutte le campane. Sono andata in un ospedale della zona che si mormorava fosse pro Vbac, ma l’ambiente non era proprio quello che volevo, e, seppur li ritenessero fattibili, mi è sembrato di essere alla mercè della loro decisione, e soprattutto non mi parevano ben organizzati. A luglio sono salita in Trentino con Mete e così mi sono rivolta all’ospedale Santa Chiara, una delle eccellenze in europa ed assolutamente pro VBAC (Se sei precesarizzata sono loro i primi a proporti il parto naturale, a meno che non vi siano particolari patologie e/o complicanze). Mi sono sentita rinfrancata, poiché, seppur non appoggiavano il parto in casa, erano molto positivi sul parto naturale post cesareo. Sapete, un conto è la teoria, ed un conto è pensare di sapere che è la cosa giusta, e un conto è vivere le proprie esperienze in un ambiente informato e di supporto che ci aiuta nel percorso decisionale. Ovviamente anche Francesca mi aveva, e mi stava man mano dando , tutte le informazioni necessarie, ma confesso che ho vissuto un’altalena di emozioni fino a al nono mese, quando, infine, mi è stato assolutamente chiaro che HOME SWEET HOME.

Nel frattempo avevo anche subito del terrorismo psicologico, sono andata un paio di volte in ospedale per delle visite di controllo (una volta perchè avevo delle contrazioni molto forti e una volta per capire la natura di alcune perdite di liquido – che poi si è rivelato non essere liquido amniotico) e la prima volta ho trovato un ginecologo molto gentile che mi ha detto la sua opinione contraria al vbac non in quanto tale ma per la scelta del luogo, mentre la seconda volta un ginecologo veramente antipatico che mi- ci ha “aggredito”verbalmente dandoci dei superficiali e dicendoci che rischiavamo la rottura dell’utero, etc.

Per la cronaca :

Per il Royal College è possibile avere un VBAC già dopo soli 12 mesi, altri studi fanno riferimento a 18 mesi.
E’ possibile, e raccomandato,  avere un VBA2C, i rischi aumentano di poco (rischio di rottura d’utero dopo 1 TC 0,75%, dopo 2 TC 1,60%.
La mortalità materna nel VBAC è 4/100.000 , nel TC ripetuto 13/100.000.
Il picco della rottura d’utero è intorno ai 4-5 cm , e non in fase espulsiva, come alcuni temono.

Sul fatto della mortalità, vorrei scrivere questo: ci siamo dimenticati che vita e morte fanno parte di un unico disegno. Nessuno di noi, me compresa, vorrebbe veder morire il proprio figlio o non penso con gioia al fatto di morire per parto, ma la morte fa parte della vita e non vi è una morte più socialmente accettabile di altre. Quello che intendo dire è che, qualora vi siano tutte le indicazioni di sicurezza, l’incertezza dettata dalla vita è una cosa che non possiamo prevedere ne controllare, in qualunque contesto. Le donne muoiono di parto anche in ospedale, e i neonati anche. Non ho scelto di partorire in casa perchè sono incosciente o non rispetto la vita, anzi, è proprio per il profondo rispetto della Vita e del rispetto della mia capacità di partorire insieme a quella di nascere di mio figlio che ho preso questa decisione. Ponderata, sofferta, sentita.

Scrive Verena Schmid nel libro Venire al mondo e dare alla luce:

Quando si parla di sicurezza, bisogna parlare anche di morte. Nella nascita la sicurezza al cento per cento non esisterà mai, in nessun contesto. Ci sono e ci saranno sempre bambini che muoiono. La negazione di questa verità porta a maggiori rischi e aumenta la mortalità. La sua accettazione porta a una più attenta genesi della salute. La riproduzione è un processo selettivo, teso al miglioramento della specie, per una sua resistenza e per la sua durata massima nel tempo. Quindi, sia negli animali sia negli uomini avviene una selezione naturale che elimina i più deboli. La stessa nascita della vita porta in sé l’esistenza della morte. Solo chi nasce può morire, intendendo  la nascita fin dal concepimento. Vita e morte sono due porte: una di entrata, una di uscita. Nell’esperienza della nascita, del venire al mondo e del dare alla luce è implicita la possibilità della morte, imponderabile, imprevedibile, insanabile, di 2-5 bambini su mille circa. La vita è largamente vincente. Indipendentemente dalla sua causa, quando la morte avviene, ti tocca e ti porta un messaggio, un’esperienza, una lezione solo per te e per chi ti circonda. Forse ti senti impotente di fronte a questa realtà, forse la puoi accettare come un aspetto della vita. Una cosa che puoi certamente fare è quella di nutrire e sostenere la vita al meglio delle sue possibilità. Puoi preparare il tuo corpo per il bambino, prima di concepirlo, e curarlo durante la gestazione. Puoi ridurre l’inquinamento per quanto ti è possibile. Oggi ci sono aspetti ambientali e aspetti legati allo stile di vita che minacciano la forza della riproduzione e compromettono il terreno sul quale il bambino si impianta. Nel nostro corpo si trovano una quantità di sostanze chimiche che solo cinquant’anni fa neppure esistevano. In particolare, i pesticidi minacciano la vita nascente. …. Tra le cause di morte maggiori oggi sono la prematurità e il ritardo di accrescimento del bambino. …. E poi ci sono alcuni bambini che semplicemente tornano indietro. Senza cause di disfunzioni apparenti. O vengono al mondo con l’intenzione di rimanerci poco. E poi c’è l’imponderabile, la tua storia, la sua storia, il vostro destino, la vita.

Ma ora veniamo alla parte più bella: la nascita di Rumi. Dopo qualche giornata passata con prodromi, vado a letto la notte tra la domenica e il lunedì sentendo un cambio nelle contrazioni. Sento che sono quelle giuste, tant’è vero che lo dico a Francesca, ma le dico anche che non ne sono certa, e lei mi risponde: Kerstin, finora non ti ho mai sentita così certa che erano cambiate, vuol dire che son quelle giuste. Il tempo di prepararci ed io e Alessandra (la collega) arriviamo. Il pomeriggio passa veloce e tranquillo, e verso le 19 arriva anche la mia amica Anna e  iniziamo a riempire la piscina, perchè le contrazioni hanno iniziato ad essere più forti. Ma a differenza del travaglio con Mete, riesco a starci poco, questa volta il mio elemento è la terra. E’ un travaglio potente, femminile, sereno. Ogni onda che arriva la sento viva, sento il mio corpo che si prepara ad accogliere la nascita, sento il portale tra l’universo e la terra che si apre pronta ad accogliere. MI sento capace, supportata e sicura. Le ostetriche mi aiutano a vocalizzare, mi massaggiano, mi supportano, mi coccolano, la mia amica Anna mi sostiene emotivamente, e aiuta Matteo con Mete.  Ad un certo punto subentra il panico da fuga, tra gli 8 e i 10 cm. Pensieri come non ce la faccio, ho paura, voglio fuggire, etc mi hanno percorsa e ho dato loro voce. Arriva Matteo, che fino a quel punto è stato con Mete , che un po’ ha fatto la nanna ma per il resto è stato con noi. Ah, a proposito, Mete è stato FANTASTICO! Noi lo avevamo preparato, per quanto si possa preparare un bimbo di 17 mesi alla nascita, che avrei un po’ urlato, che sarebbe arrivato quel fratellino che da un po’ era nel pancione. Crediamo che condividere la verità, in modo gentile ed adatto ad un bambino , sia il modo migliore per preparalo a tutti gli eventi della vita. E poi, come tutti, l’esperienza porta la conoscenza. Living is learning. E Mete ha vocalizzato con me, ha guardato, osservato, ci ha abbracciati, mi dava l’acqua con la cannuccia, è stato meravigliosamente cosciente e presente.

Dopo che è arrivato Matteo e mi ha fatto rientrare in me dicendomi: che stai dicendo, puoi farlo e vuoi farlo, sei qui per questo, con tono molto deciso, è iniziata la fase espulsiva. Prima è scoppiato il sacco (in faccia alle ostetriche quasi ahah) e poi beh, poi io e Rumi ci siamo dati da fare per incontrarci. Io ho urlato come mai nella mia vita. Avevo bisogno di urlare per spingere e più aprivo la mia bocca e più sentivo che stava per uscire. E’ una sensazione incredibile. All’inizio ero timorosa, non riuscivo ad urlare forse a causa di qualche retaggio… e poi Francesca mi ha detto vai Kerstin, fai quello che vuoi, urla se devi urlare, fai ciò che ti serve per spingere. E così ho fatto.

E così, alle 2.37 del 17 ottobre è nato Rumi Pachakutek, ed è rinata una mamma.

Il nome lo abbiamo scelto così : Rumi perchè ci piace molto e ci piace il poeta mistico Rumi di origine persiana. Pachakutek è un nome di origine Quechua e significa “colui che cambia il mondo, portatore di nuova Era”.

La nascita è un evento meraviglioso, UNICO ed irripetibile, ed ogni nascita, come ogni persona, è una storia a se. Dunque a noi la scelta di come viverlo, e non importa che parto sceglierete, ogni parto è sacro, l’importante è che sia ciò che desideriamo, a parte le varie ed eventuali, ma anche li, se saremo preparate e supportate, potremo fare di un’esperienza traumatica un’esperienza di crescita della nostra vita.

Subito dopo la nascita di Rumi, Mete è finalmente crollato a dormire, e il giorno dopo è stato bellissimo metterglielo in braccio. Mete ha reagito in maniera positiva, forse un po’ era preparato (lo abbiamo sempre coinvolto) forse un po’ è nella sua natura, ma insomma, non potevamo sperare di più. Ovviamente nelle settimane successive c’è stato un lavoro di re-calibrazione di equilibri ed attenzioni, e così ho fatto un po’ di tandem per aiutarlo in questo processo di elaborazione e per non farlo sentire escluso di punto in bianco.

Se il primo figlio ti fa capire il vero significato dell’Amore, il secondo da voce ad un fatto che sapevo concettualmente ma che finalmente ho potuto constatare : il cuore ha spazio per tutti, è in continua espansione, l’amore non ha limiti, confini o finali, l’Amore è immenso e noi siamo capaci di provarlo, coltivarlo, espanderlo.

Donne: sappiate che potete tutto. Siete capaci, siete abili, avete il potere della conoscenza degli antenati dentro di voi, i bambini e le mamme nascono dalla notte dei tempi, e sempre sarà così.

“Se avete capito cos’è lasciarsi andare, l’abbandono, se tutto, nel vostro corpo, è aperto, libero, disteso e, particolarmente, la bocca, la gola, le mani, gli occhi allora non dovete fare proprio niente.
Se non lasciar fare, lasciare nascere il bambino.
Basta non fare opposizione, non spaventarsi, né irritarsi della forza, della frenesia che il bambino mette a voler nascere.
Infine, supremo sacrificio, abnegazione totale, bisogna dirgli dentro di sé sì, lasciami.
La vita, la tua vita è là, davanti a te.
Prendila.”
(F. Leboyer)

Alcuni approfondimenti:

http://www.vbac.it

https://ovoitalia.wordpress.com/2018/02/28/loms-contro-gli-abusi-in-sala-parto-le-nuove-linee-guida-intrapartum-puntano-sullesperienza-positiva-della-nascita/

Rainbow Hug

 

Grazie Anna per le foto ed il video, sono stati una tale gioia, un ricordo nel ricordo. Love you!

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